Il suo più grande dolore, l’abbandono del Padre

Pubblicato giorno 16 aprile 2022 - in primo piano

C’è una domanda che abbiamo nel cuore: di fronte a tutto il racconto della Passione che ci offrono i Vangeli, potremmo chiederci quale sia stato il momento in cui Gesù ha sofferto di più nella sua Passione. Riteniamo sia stato quando Gesù ha gridato sulla Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Questo grido contraddistingue la fase più profonda della sofferenza del Salvatore. Non è stata certamente una mancanza di fede da parte di Gesù considerarsi abbandonato dal Padre; forse la nostra fede può venire meno, e questo ci porta a dubitare della cura di Dio nei nostri riguardi, ma non fu questo il caso di Gesù. La Sua fede non venne meno neppure per un momento, infatti, Egli esclamò due volte. “Dio mio!” Si, Gesù ha sofferto nel suo santissimo corpo le percosse, le offese, la flagellazione, le ferite prodotte nel portare la croce e infine la crocifissione ma il dolore più grande è stato quello spirituale, cioè ha sentito l’abbandono del Padre. E non avrebbe potuto essere altrimenti. Gesù non ha redento ciò che non ha assunto. Se ha redento tutti gli uomini da ogni dolore, ingiustizia, tormento, disprezzo, e dallo stesso sentimento di abbandono da parte di Dio, è perché Egli sulla croce li ha fatti suoi, li ha sofferti sulla propria carne e nella propria anima. Questo è il più grande dei pesi che possono gravare sul cuore di un uomo. Gesù ha assunto in sè ogni sofferenza per non privare noi della presenza e dell’amore di Dio. Noi non ci riflettiamo ma davvero il Suo sacrificio è stato infinito. Ringraziamolo, lodiamolo e amiamolo perché con la redenzione ci ha riportati nelle braccia del Padre.

LA GIOIA DELLA RISURREZIONE DI GESU’

Celebriamo in questo Tempo anche la gioia della Risurrezione di Gesù, la gioia dell’umanità, della storia, di ognuno di noi nello spirito e nella carne. Ed è una gioia vera, profonda, basata sulla certezza che Cristo risorto ormai non muore più ma è vivo e operante nella Chiesa e attraverso essa nel mondo, garantendo l’aldilà dell’anima e del corpo. Tale certezza abita nel cuore dei credenti da quel mattino di Pasqua, quando le donne andarono al sepolcro di Gesù e gli angeli dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5). “Queste parole sono come una pietra miliare nella storia;  Questa domanda ci fa superare la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti verso il futuro. Gesù non è nel sepolcro, è Risorto! Lui è il Vivente, Colui che sempre rinnova il suo corpo che è la Chiesa e lo fa camminare attirando verso di Lui. “Ieri” è la tomba di Gesù e la tomba della Chiesa, il sepolcro della verità e della giustizia; “Oggi” è la risurrezione perenne verso la quale ci sospinge lo Spirito Santo, donandoci la piena libertà. Oggi viene rivolto anche a noi questo interrogativo. Abbiamo bisogno di sentirci ripetere e di ricordare a vicenda l’ammonimento dell’angelo! Questo ammonimento, ci apre agli orizzonti della gioia e della speranza. Quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova per gli altri. Ripetiamo questa frase dell’angelo per averla nel cuore e nella memoria. Lui è vivo, è con noi! Oggi è la risurrezione perenne verso la quale ci sospinge lo Spirito Santo.

BUONA PASQUA!

da Don Mirco, don Vimal, il seminarista Luca, suor Graziella

 e collaboratori tutti