XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – (Mc 12,28-34)

Pubblicato giorno 31 ottobre 2024 - In home page

 Prima e soprattutto “Amare” e solo “Amare”

Tre sono gli avvenimenti dei prossimi giorni che ci aiutano a riflettere e meditare in questi giorni: la solennità di Tutti i santi, il 1 novembre e l’annuale commemorazione dei fedeli defunti del 2 novembre, la domenica XXXI del tempo ordinario. Tre celebrazioni che ci fanno riflettere sul senso della vita e su come camminare e dove indirizzare i nostri passi. Ci aiuta a vivere santamente questo triduo di riflessione e di preghiera il vangelo di questa domenica, incentrato sul comandamento dell’amore, nel quale ci viene narrato come uno degli scribi si avvicinò a Gesù (e siamo a Gerusalemme) per domandargli: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».  Gesù a questa richiesta di delucidazione, poteva benissimo fare tutto un suo discorso ed elaborare una nuova teoria sul tema tanto caro ad ogni essere umano che è quello dell’amare o dell’amore. Invece non fa altro che richiamare quello che era noto e conosciuto come l’inno per eccellenza, il canto dell’amore di Israele e ripete il testo della sacra scrittura, commentato dagli stessi dottori della legge e dagli scribi nelle loro istruzioni bibliche, Gesù va nel cuore dei testi sacri e rilancia il testo dell’Ascolta Israele, circa i comandamenti: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Gesù ricorda che il secondo comandamento è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Citati i due comandamenti, alla fine, chiude il discorso dicendo che oltre queste due fondamentali norme non ce ne sono altre più grandi di queste.  L’esposizione di Gesù dovette piacere allo scriba, intuendo perfettamente che il Maestro era a conoscenza dei testi sacri e come tali li presenta senza aggiungere altro, al punto tale che lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui. Lo stesso scriba nel ribadire quello che aveva detto Gesù recupera la parte introduttiva dei precetti dell’amore che si fondano su Dio Uno e sulla fede monoteistica. Per cui l’amore verso Dio non può essere che unico ed esclusivo: amarlo, quindi, con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza è un fatto naturale, della creatura verso il creatore. Ma questo amore va anche manifestato ed esplicitato nei confronti delle creature che qui assumono in nome di prossimo. Di conseguenza amare il prossimo come se stessi fa parte del comandamento unico dell’amore. La legge dell’amore e dell’amare supera perciò tutti gli olocausti e i sacrifici. Chi ama Dio e i fratelli è sulla via della salvezza e della vera redenzione. Lo conferma Gesù stesso, a conclusione del breve dialogo intercorso tra lui e lo scriba, al quale rivolge parole di stima, fiducia ed incoraggiamento, in quanto nota in questo uomo della legge il desiderio del sapere il vero e di ricercare il vero bene. Da interrogato Gesù passa ad essere il giudicante, dicendo allo scriba «Non sei lontano dal regno di Dio». (Padre Antonio Rungi)