SANTISSIMITÀ TRINITÀ, IL MISTERO (INCOMPRENSIBILE) DELL’AMORE

Pubblicato giorno 26 maggio 2023 - In home page

 E’ un mistero e come tale possiamo solo accettarlo per fede. Proviamo a dare uno sguardo alla realtà di Dio Amore – Trinità Santissima – che nel Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo ha realizzato il mistero della salvezza. Benedetto XVI così ha spiegato questa realtà: «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati». E’ un mistero d’amore dunque.
Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità. L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola. Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo. Ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo, perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando l’universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: Solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore.

 

IO SONO IL PANE VIVO  (Corpus Domini)

 “Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato di miele della roccia”. Apre con un versetto del salmo 80 la liturgia del giorno in cui facciamo festa per il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, nell’annuale ricorrenza del Corpus Domini domenica 11 giugno. Quando si panificava in casa, una volta a settimana o ogni quindici giorni era chiaro il senso del pane vivo, quello fragrante di forno dal profumo inebriante che riempie la casa, che spinge istintivamente ad essere spezzato e mangiato perché meglio sprigioni gli aromi e i sapori. Cosi è l’Eucarestia, anzi è infinitamente molto di più. Chi ci dona quel pane consacrato, cambiato di sostanza, ma rimasto nelle stesse specie a livello esterno? E’ Gesù stesso è il Buon pastore, il Vero Pane, al quale ci rivolgiamo per chiedere perdono e del quale ci nutriamo per difenderci dalle insidie del male, nella speranza di condurci alla patria beata dell’eternità. Questo pane è “la carne per la vita del mondo”. L’eucaristia è anche di più se vissuta e sentita come presenza di Dio in noi, facendo proprie le stesse parole di Gesù, nel suo celebre discorso sul pane della vita, riferito a se stesso: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda…» (rif. evangelico). Egli, nell’eucaristia, si è fatto compagno di viaggio non solo nei momenti lieti della vita, ma soprattutto in quelli momenti più tristi e difficili della nostra esistenza, come quelli che stiamo vivendo. Ma Lui, il Signore, spesso ci ha ribadito: “Non abbiate paura, non vi lascio soli, non vi abbandono, perché sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (rif. evangelico). E questo essere con noi di Gesù ha un solo nome: Eucaristia. Una presenza reale e non virtuale. Una presenza che deve essere vissuta in presenza e non a distanza, pur nell’apprezzamento di quella comunione spirituale che si può fare per chi è nell’impossibilità di accostarsi alla santa comunione in modo diretto e sacramentale.   
 Don Mirco De Gaspari