SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE – (Gv 14,23-29)
Pubblicato giorno 30 maggio 2025 - In home page
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo
Nelle parole di Gesù con le quali termina il Vangelo secondo san Luca si riassumono i grandi temi che sono al centro della fede e della missione della Chiesa: Cristo è morto e ha vinto la morte affinché tutti si salvino. La «dipartita» della quale Gesù parlava con Mosè ed Elia nella trasfigurazione, si è compiuta a Gerusalemme. Da lì invia agli apostoli, rivestiti con la potenza «di colui che il Padre mio ha promesso», vale a dire, lo Spirito Santo, a predicare in tutto il mondo la conversione per il perdono dei peccati. «Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia». La reazione degli Apostoli è sorprendente; la cosa più logica sarebbe stata che si sentissero sconcertati e sconvolti, perché Gesù si era separato definitivamente da loro ed essi rimanevano soli sulla terra, avendo davanti un compito che oltrepassava completamente le loro forze e le loro capacità, e dovendo al tempo stesso affrontare le stesse difficoltà che aveva incontrato il Maestro. Inoltre, se è vero che tutti gli addii sono penosi, l’addio definitivo di Gesù da questo mondo, li avrebbe dovuto riempire di tristezza. Eppure, com’è possibile che «tornarono con grande gioia»? Benedetto XVI fa notare che se i discepoli tornano pieni di gioia è perché «non si sentono abbandonati; non ritengono che Gesù si sia come dileguato in un cielo inaccessibile e lontano da loro. Evidentemente sono certi di una presenza nuova di Gesù. […] La gioia dei discepoli dopo la “ascensione” corregge la nostra immagine di tale evento. La “ascensione” non è un andarsene in una zona lontana del cosmo, ma è la vicinanza permanente che i discepoli sperimentano in modo così forte da trarne una gioia durevole». Nello stesso tempo sono pieni di gioia perché sono consapevoli del gran bene che questa Ascensione comporta per l’intera umanità che, in Cristo, è chiamata a partecipare della gloria della divinità. Proprio per questo san Leone Magno dice: «Quando il Signore salì al cielo, gli apostoli non solo non sperimentarono tristezza alcuna, ma si riempirono di un grande gaudio. Ed è che in realtà fu motivo di una immensa e ineffabile gioia il fatto che la natura umana, alla presenza di una santa moltitudine, ascendesse al di sopra della dignità di tutte le creature celesti, […]Con l’Ascensione di Gesù si alimenta la nostra speranza di partecipare anche alla pienezza di vita accanto a Dio nella gloria celeste. (Francisco Varo)