Corpus Domini – (Lc 9,11-17)
Pubblicato giorno 20 giugno 2025 - In home page
Lo riconobbero allo spezzare del pane
Il pane è il modo di comunicare di tutti. Prepararlo richiede fantasia, mani, cura, consapevolezza che altri ne mangeranno. E’ un’arte di amore, di creatività, di servizio e di dono. Occorrono le mani sapienti e duttili della donna di casa che sa andare oltre l’attività materiale. Mette in gioco tutto l’amore, l’affetto verso la famiglia, il bisogno di condivisione. Il forno, messo nella parte sacra della casa e accessibile soltanto alle “donne del pane”, profuma di qualcosa di familiare e di indispensabile.
Lo sanno anche i bambini che sperimentano, a distanza e con desiderio irresistibile, il sapore di casa e di amore. Pane così prezioso da rappresentare e da diventare la prima e più urgente richiesta dei poveri, all’uscio di casa. Quella sera di Gesù e dei suoi amici era una sera speciale. La sera del pane. Una sorta di memoria eterna di amicizia condivisa. Era la vigilia della croce. Era la vigilia dell’offerta di se stesso da parte del Signore. Si celebrava, attraverso un segno familiare e consueto, quello che al venerdì sarebbe stato vissuto in modo visibile, cruento, doloroso. Gesù prese il pane, lo spezzo e lo diede “a tutti”, anche al traditore. Gesù ha unito il “segno” ad una consegna precisa che conteneva, nella dolcezza del pane, un amore perenne: “Prendete, mangiatene tutti: questo è il mio corpo. Mangiatene sempre. Lo dovete fare in memoria di me. Perché rimanga sempre con voi. Per essere sempre una cosa sola io e voi. Per trovare sempre “le impronte” della vostra appartenenza al mio amore”. Da quel momento tutti se ne sarebbero nutriti. Insieme. Il Vangelo arriva alla mensa eucaristica e alla condivisione, raccontando della fame della gente e di come cinque pani e due pesci sono sufficienti a sfamare tutti “finché ne vollero”, fino a sazietà. Non è possibile mangiare l’Amore e non vivere l’Amore. Sarebbe come se il polline che il vento trasporta, non trovasse il fiore sul quale depositarsi e portare frutto. Mi accosto al Signore che mi nutre di se stesso con umiltà, con decoro, con semplicità, senza esteriori fosforescenze. Mi avvicino con la luce del mio cuore che riscalda, consola, fa compagnia, dà fiducia e gioia. (don Mario Simula)