Passione di Gesù

Pubblicato giorno 6 marzo 2021 - Senza categoria

IMG_PassioneNell’orto degli Ulivi: La luna era spuntata dietro la collina e nell’orto degli Ulivi tirava un vento gelido. Gesù si era seduto su un sasso. Le gambe non lo reggevano più. Era pallidissimo. Sembrava che la sua fermezza e la sua forza lo stessero abbandonando. I discepoli avevano seguito Gesù per tre anni lungo le strade assolate della Palestina. Lo avevano visto guarire le malattie, calmare le tempeste, consolare i disperati, risuscitare i morti; da lui sembrava uscire una forza capace di vincere ogni male. I demoni, quando si imbattevano in lui, scappavano terrorizzati. Gesù non aveva nessuna paura dei capi del popolo. Anche per questo la folla lo ammirava perché quando parlava non aveva timore di nessuno.Gli apostoli erano stati spettatori del suo coraggio. Più volte il loro maestro aveva rischiato di essere lapidato o catturato, ma era sempre miracolosamente fuggito. Nessun timore era mai apparso sul suo volto. Sembrava possedere l’intima certezza che i capi del popolo non potessero niente contro di lui. Anche quando profetizzava la sua tragica fine alla stretta cerchia degli intimi, lo faceva sempre nella pace, certo che il terzo giorno sarebbe risorto.

Ma non quella notte, per la prima volta, nell’orto degli Ulivi, i discepoli videro sul volto del maestro i segni dell’angoscia. Cercava il conforto dei suoi amici.Ecco Pietro, Giacomo e Giovanni. I suoi prediletti. Erano attoniti, gli occhi sgranati. Un volto di Gesù a loro del tutto sconosciuto si stava svelando improvvisamente. Non sapevano che cosa dire. Non sapevano che cosa fare. Gesù si confidò con loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate con me» (Mt 26,38); sembrava impossibile che queste parole venissero proprio da lui, così spesso sorridente, così pronto a consolare chiunque. In quel momento decisivo mostrò agli amici più fidati il suo cuore arso d’amore. Egli aveva sempre sofferto per l’indifferenza, lo scherno e perfino l’odio con cui gli uomini ricambiavano il suo sconfinato amore.

La passione di Gesù non è finita: egli continua a soffrire nell’umanità sofferente per il peccato e per l’ingiustizia e anelante alla vera libertà.Oggi siamo noi, la sua chiesa, membri del suo corpo mistico, che dobbiamo “completare in noi la sua passione” per la redenzione del mondo, portando nel nostro cuore e nella nostra carne la sofferenza di tutti gli uomini.La morte di Gesù non è la fine, ma si apre alla resurrezione: la nostra vita è illuminata dalla speranza che noi, e tutto il mondo con noi, saremo trasformati per essere partecipi della vita gloriosa del Signore risorto. E’ bene che noi leggiamo e rileggiamo la passione secondo uno o l’altro degli evangelisti: ognuno ha la sua versione della stessa vicenda, ma tutte concordano in questa affermazione: Gesù è morto espiando i nostri peccati, è morto per amore nostro! La passione di Gesù è la passione dell’uomo e viceversa.               don Mirco De Gaspari