III DOMENICA DI PASQUA – (Gv 21,1-19)

Pubblicato giorno 30 aprile 2022 - In home page

L’amore fa la differenza

Non c’è entusiasmo quella sera, al tramonto, sulle rive del mare di Tiberiade, dove sette discepoli per far passare il tempo decidono di andare a pescare. Certo, non hanno fatto altro che tornare a pescare. Con una differenza: che l’ultima volta che l’avevano fatto era andata particolarmente bene perché allora c’era il Maestro con loro. Mentre oggi il Maestro non c’è più. E si vede dal risultato: zero. Nulla, tutta la notte. Finché è notte, c’è ben poco da fare, occorre aspettare l’alba. Ma soprattutto bisogna aspettare l’ottavo uomo, l’uomo dell’ottavo giorno, l’uomo dell’alba del primo giorno dopo il sabato, che non si fa riconoscere se non quando fa riempire di pesci la rete. “La differenza è Gesù!”. “È il Signore!”: è l’unico lampo di entusiasmo di tutto il brano di vangelo, e viene dalla bocca del discepolo che Gesù amava più degli altri. Vuoi vedere che la differenza la fa proprio l’amore? Forse è proprio così: la differenza la fa l’amore. Perché alla fine, in questo gioco delle “differenze”, ne è rimasta una sola, ed è una differenza di fronte alla quale spesso ci facciamo delle domande: che differenza c’è tra “amare” e “voler bene”? Beh, per molti la differenza è evidente: “voler bene” è un sentimento che si rivolge agli amici, alle persone legate a noi da vincoli di parentela, ma anche semplicemente a qualcosa a cui si è affezionati. “Amare”, invece, si riserva alle persone speciali: all’amore della propria vita, a quel “lui” o “lei” che diviene il tuo compagno di vita, oppure ai figli da parte dei genitori. Amare è un sentimento molto più forte del voler bene. Cos’è che fa la differenza tra amare e voler bene? Anche Gesù ha voluto saperlo da Simon Pietro. Eh, già: perché quando il Maestro gli chiede “Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?”, quello gli risponde “Certo, Signore, tu sai che ti voglio bene”. E non una, ma due volte, di fila. E così, la terza volta, Gesù si abbassa al suo livello e gli chiede se “gli vuole bene”, non più se “lo ama”. E quello riconosce di non sapere più nulla, né di sé né dei suoi sentimenti: “Signore, tu sai tutto: a questo punto, lo sai tu se io ti voglio bene”. Gesù sa bene la differenza tra amare e voler bene: chi non la sa, è Pietro. Chi non la sa, siamo noi, che magari diciamo a parole “Ti amo” con estrema facilità perché affogati nella passione, quando invece per amare occorre fare quello che ha fatto Gesù: dare la vita per le persone che ami. Ecco perché solo due innamorati riescono a dirselo: perché volersi bene, a loro, non basta! Due amici “si bastano” volendosi bene, ma due innamorati no, perché uno deve essere disposto a dare la vita per l’altro, a buttare all’aria la propria vita, anima e corpo, per l’altro, a perdersi nell’altro! E chi ha fatto la differenza, in questo? Quello che ha lasciato la tomba vuota; quello che ha fatto pescare centocinquantatré grossi pesci da un mare che non ha mai dato tanto. Quello che la morte l’ha proprio sconfitta: il Risorto. (Don Alberto Brignoli)