XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – (Lc 10,25-37)

Pubblicato giorno 8 luglio 2022 - In home page

Quando le regole oscurano la legge di Dio

La straordinaria intelligenza comunicativa di Gesù: svela il cuore profondo inventandosi una storia semplice, che tutti possono capire, i professori come i bambini! Le parabole sono racconti che provengono dalla viva voce di Gesù, è come ascoltare il mormorio della sorgente, il momento iniziale, fresco, sorgivo del vangelo. Rappresentano la punta più alta e geniale, la più rifinita del suo linguaggio, non l’eccezione. Per lui parlare in parabole era la norma (Mc 4,33-34). Insegnava non per concetti, ma per immagini e racconti, che liberano e non costringono. Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico. Una delle storie più belle al mondo. Un uomo scendeva, e guai se ci fosse un aggettivo: giudeo o samaritano, giusto o ingiusto, ricco o povero, può essere perfino un disonesto, un brigante anche lui: è l’uomo, ogni uomo! Non sappiamo il suo nome, ma sappiamo il suo dolore: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra, da solo non ce la fa. Il sacerdote e il levita, i primi che passano, hanno davanti un dilemma: trasgredire la legge dell’ama il prossimo, oppure quella del sii puro, evitando il contatto col sangue. Scelgono la cosa più comoda e più facile: non toccare, non intervenire, aggirare l’uomo, e… restare puri. Toccano le cose di Dio nel tempio, e non toccano la creatura di Dio sulla strada. Il messaggio è forte: gesti e oggetti religiosi, riti e regole “sacri” possono oscurare la legge di Dio, fingere la fede che non c’è, e usarla a piacimento. Chi fa emergere l’anima profonda, è uno straniero, un samaritano in viaggio: lo vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino. La compassione vale più delle regole cultuali o liturgiche, più di quelle dottrinali; surclassa le leggi etniche, ignora le distinzioni moralistiche: soccorro chi se lo merita, gli altri no. La divina compassione è così: incondizionata, asimmetrica, unilaterale. (Padre Ermes Ronchi)