NOVEMBRE

Pubblicato giorno 4 novembre 2022 - In home page

 Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere.

(S. Agostino)

Ricorre in questo mese l’annuale commemorazione dei fedeli defunti. Nella solennità di Tutti i Santi abbiamo alzato lo sguardo in alto alla Santa Città di Dio, per pregare coloro che vivono già la piena Comunione con il Signore. Ora, siamo invitati a volgere il nostro sguardo sulla città terrena per coloro “che ci hanno preceduto nel segno delle fede e dormono il sonno della pace”. Questo ci permette di fare almeno una volta l’anno una seria e serena riflessione sul significato del nostro nascere e morire. Guardando la natura, nel cuore dell’autunno, notiamo come tutti inizia ad addormentarsi: gli alberi si svestono delle foglie, avanzano le nebbie mattutine, le giornate si accorciano, il sole tramonta prima e tutto ci riporta, con un senso di nostalgia e in accordo con la natura, sul significato della stagione autunnale della vita, anche se ci sono lembi di terra, nei cimiteri, che sembrano prati primaverili rivestiti di fiori, rischiarati dalla luce di ceri accesi e popolati da tante persone che fanno visita ai loro cari defunti. In questi luoghi del silenzo, le persone percorrono i viali portanto fiori e lumini, accarezzano le foto, sostano e pregano davanti ai propri cari. Riportano alla mente e al cuore le persone care che sono passate da questo pellegrinaggio terreno alla vita eterna. Ricordare, lo sappiamo bene, significa riportare al cuore. Chi ha sperimentato la morte di una persona cara – un genitore, un figlio, un amico – conosce bene che cosa significa riportare al cuore una persona amata. La morte strappa via tanti affetti, lacera numerosi sentimenti, porta via intense relazioni, causa molto dolore. Di fronte a questo scenario la Chiesa con le celebrazioni, le liturgie e la Parola di Dio ci da motivo di grande consolazione e speranza, perché la memoria dei propri cari è per i cristiani una grande celebrazione nella fede della risurrezione: La morte non è più l’ultima realtà per gli uomini, e per quanti sono già morti. Andando verso il Signore Gesù, non sono da lui respinti, ma vengono risuscitati per la vita eterna, la vita per sempre con lui che è il Risorto, il Vivente. Nelle parole del vangelo ascoltato, troviamo la grande promessa di Gesù che ci permette di vincere ogni tristezza e ogni timore: «Colui che viene a me, io non lo lascerò fuori» (Gv 6,37). Il cristiano è colui che va da Gesù ogni giorno, anche se la sua vita è fatta di contraddizioni, di peccati, di infedeltà, di cadute. Gesù non lo respinge, anzi lo abbraccia, perdona i suoi peccati e lo conduce alla vita eterna dicendogli: «Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». La morte alla luce di Cristo è il passaggio alla vita, è la porta che ci spalanca all’eternità. Così noi, quando moriamo nasciamo alla vera vita: quella eterna che mai finirà. Nella lettera ai Corinti San Paolo scrive: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Cor 15,55), San Paolo non ha paura perché sa che Cristo è risorto e con lui risorgeremo anche noi. Gesù non ha promesso ai suoi amici che non sarebbero morti. Per lui il bene più grande non è una vita lunghissima, un infinito sopravvivere. Per lui l’essenziale non è il non morire, ma vivere della vita che solo lui può dare, perché è il Risorto ed il Vivente.

Don Mirco De Gaspari