VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – : (Mc 1,40-45)

Pubblicato giorno 10 febbraio 2024 - In home page

 Il miracolo della guarigione del lebbroso ci fa compiere un passo in avanti; il lebbroso, infatti, non è semplicemente “guarito”, bensì “purificato”. Nella legge ebraica, infatti, la lebbra (e tutte le malattie che esponevano la persona al contatto col sangue) era causa di impurità rituale e questo voleva dire l’impossibilità di frequentare il tempio o la sinagoga; inoltre, a motivo della contagiosità della malattia, le persone affette da lebbra erano costretta ad allontanarsi dai propri affetti e vivere isolati fuori dai villaggi e dalle città.La lebbra, allora, non era solamente una malattia particolarmente aggressiva sul piano fisico, ma uccideva, per così dire, la persona anche sul piano sociale: ai lebbrosi veniva negata la possibilità di due relazioni fondamentali per lo sviluppo della persona, quella con gli altri e quella con Dio.Gesù, purificando quest’uomo, lo guarisce dalla malattia, ma soprattutto lo rimette nelle condizioni di entrare nuovamente in relazione con gli altri e con Dio stesso; egli ridona “vita sociale” al lebbroso. Rimandando quest’uomo al sacerdote, lo invita a riprendere la vita sociale, passando dall’essere invisibile ad essere nuovamente membro della comunità.Papa Francesco, in un discorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ribadito la necessità di superare l’attuale cultura che, come un tempo, emargina e non si prende cura dell’umanità vulnerabile: «In realtà – scrive il Papa – una società merita la qualifica di “civile” se sviluppa gli anticorpi contro la cultura dello scarto; se riconosce il valore intangibile della vita umana; se la solidarietà è fattivamente praticata e salvaguardata come fondamento della convivenza».Gesù ci mostra in modo inequivocabile come con misericordia, non solo rimette in piedi la nostra umanità ferita dal peccato ridonandoci la nostra dignità personale. (Don Pierluigi Nicolardi)