IV DOMENICA DI QUARESIMA – IN LAETARE– (Anno A)

Pubblicato giorno 9 marzo 2024 - In home page

Vangelo di GIOVANNI (cap. 9, 1-41)

Il protagonista di oggi è l’ultimo della città, un mendicante cieco, uno che non ha nulla, nulla da dare a nessuno. E Gesù si ferma per lui. Perché il primo sguardo di Gesù sull’uomo si posa sempre sulla sua sofferenza; lui non giudica, si avvicina. La gente che pur conosceva il cieco, dopo l’incontro con Gesù non lo riconosce più: È lui; no, non è lui. Che cosa è cambiato? Non certo la sua fisionomia esterna. Quando incontri Gesù diventi un’altra persona. Cambia quello che desideri, acquisti uno sguardo nuovo sulla vita, sulle persone e sul mondo. Vedi più a fondo, più lontano, si aprono gli occhi del cuore. Lo condussero allora dai farisei. Da miracolato a imputato. È successo che per la seconda volta Gesù guarisce di sabato. Di sabato non si può, si trasgredisce il più santo dei precetti. È un problema etico e teologico che la gente non sa risolvere e che delega ai depositari della dottrina, ai farisei. E loro che cosa fanno? Non vedono l’uomo, vedono il caso morale e dottrinale. Per difendere la dottrina negano l’evidenza, per difendere la legge negano la vita. Sanno tutto delle regole e sono analfabeti dell’uomo. Vorrebbero che tornasse cieco per dare loro ragio­ne. Il dramma che si consuma in quella sala, e in tante nostre comunità è questo: il Dio della vita e il Dio della religione si sono separati e non si incontrano più. La dottrina separata dall’esperienza della vita. Ma il cieco è diventato libero, è diventato forte, tiene testa ai sapienti: Voi parlate e parlate, ma intanto io ci vedo. E dice a noi che se una esperienza ti comunica vita, allora è anche buona e benedetta. Perché legge suprema di Dio è che l’uomo viva. Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?… Anche i discepoli avevano chiesto: Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori? Gesù non ci sta: Né lui ha peccato, né i suoi genitori. Si allontana subito, immediatamente, da questa visione che rende ciechi; capovolge la vecchia mentalità: il peccato non è l’asse attorno a cui ruotano Dio e il mondo, non è la causa o l’origine del male. Dio lotta con te contro il male, lui è compassione, futuro, mano viva che tocca il cuore e lo apre, amore che fa ripartire la vita, che preferisce la felicità dei suoi figli alla loro obbedienza. Il fariseo ripete: Gloria di Dio è il precetto osservato! E invece no, gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna felice a vedere. E il suo sguardo luminoso che passa splendendo per un istante dà lode a Dio più di tutti i sabati!  (Padre Ermes Ronchi)